INDICE ED INIZIO ARGOMENTO "UNA PROPOSTA POLITICO-ECONOMICA"
11. DEBITO PUBBLICO.
Per diminuire il debito pubblico senza aumentare il livello di tassazione,
sarebbe necessario aumentare il PIL e ridurre i costi della PA e delle imprese
e, per raggiungere questi obiettivi, bisognerebbe stimolare lo sviluppo
dell'economia reale, riformare il fisco, migliorare l'efficienza della PA e
liberalizzare il mercato ed i prezzi.
Aggiornamento 30.10.11 - Nel paragrafo 3.3 si può trovare una proposta per
ridurre al più presto il debito pubblico.
Ufficialmente lo Stato ha circa 1.900 miliardi di euro di debito ma, considerando anche le pensioni, ne ha molti di più.
Infatti, a mio parere, anche gli impegni previdenziali dell'INPS sono un debito dello Stato nei confronti dei pensionati e dei lavoratori.
Quello del debito pubblico è un problema grave per la nostra economia perché esso potrebbe arrivare ad un livello così elevato da rendere arduo il pagamento dei relativi interessi reali. In questo caso il debito pubblico si autoalimenterebbe e, di conseguenza, lo Stato rischierebbe il "default", che in pratica si può considerare un fallimento, con conseguenze disastrose per l'economia italiana e, quindi, per tutti i cittadini. Oppure sarebbe necessario ricorrere all'aiuto degli stati europei più forti economicamente che, naturalmente, lo darebbero a determinate condizioni, riducendo così l'indipendenza economica, politico ed istituzionale, dell'Italia.
Quindi è assolutamente necessario tenere sotto controllo il debito pubblico e cercare di diminuirlo, altrimenti la nostra economia correrebbe grossi rischi.
Aggiornamento del 30.10.11
Purtroppo siamo già arrivati al punto previsto sopra e l'Italia è già sotto tutela degli stati europei, in primis della Germania, perché il nostro rischio di default sta danneggiando anche le loro banche, in quanto devono considerare come perdite le riduzioni di valore dei nostri titoli di stato e, di conseguenza, alcune di esse sono costrette a rivolgersi ai propri azionisti per ricapitalizzare tali perdite. Per questo potrebbero essere costrette a ridurre i finanziamenti alle società produttive, rallentando così lo sviluppo economico dei loro stati.
Per quanto riguarda le banche italiane, invece, gli organi di controllo europei
(EBA - Autorità Bancaria Europea) hanno già richiesto una loro forte
ricapitalizzazione e/o una riduzione dei loro crediti, per cui molte di esse
stanno già procedendo a ridurre i finanziamenti alle imprese, rallentando
l'incremento dello sviluppo, se non facendo decrementare la produzione e quindi
anche l'occupazione, dato che molte aziende sane si trovano costrette a chiudere
(anche fallendo) per problemi finanziari (perchè le banche stanno tagliando i
fidi).
Il che non potrebbe che avvitare l'Italia verso una crisi sempre più profonda e
sempre più difficile da superare.
Pertanto è assolutamente necessario iniziare a ridurre il debito pubblico al più
presto con una cura "da cavallo", magari come quello che ho proposto nel
capitolo 3, per riottenere al più presto la fiducia dei mercati finanziari e, di
conseguenza, per aumentare il valore dei nostri titoli debitori, annullando
quindi la necessità delle banche di ricapitalizzare le perdite e di ridurre i
finanziamenti al mondo produttivo.
In seguito si dovrà continuare sulla strada della riduzione del debito pubblico reale, riducendo sempre di più i costi della PA e delle imprese.
La riduzione dei costi della PA consentirà di diminuire le uscite dello Stato.
Riducendo i costi delle imprese sarà possibile diminuire i prezzi reali (depurati dall'inflazione) dei beni e dei servizi in modo da ridurre i costi reali per le famiglie e, quindi, anche il loro bisogno di ottenere aumenti retributivi, che contribuirebbero ad incrementare l'inflazione.
Aumentando il PIL, dovrebbero aumentare le basi imponibili per il fisco e per la previdenza e, quindi, dovrebbero incrementarsi anche le entrate per lo Stato e per l'INPS.
Diminuendo le uscite ed aumentando le entrate, il debito pubblico reale dovrebbe continuare a rientrare.