INDICE ED INIZIO ARGOMENTO "UNA PROPOSTA POLITICO-ECONOMICA"

 

 

13.  SISTEMA FISCALE E FEDERALISMO

 

Per realizzare un sistema fiscale più giusto, meno complesso, meno esoso e più adeguato alle necessità della nostra economia, è necessario:

- combattere l'evasione fiscale;

- ridurre la tassazione sugli utili delle imprese;

- correggere alcune anomalie fiscali;

- semplificare la legislazione fiscale.

 

 

La tassazione può essere divisa in due tipi principali: diretta ed indiretta.

Quella diretta ormai è diventata quasi di mercato, nel senso che una persona od un'azienda può spostare la propria sede nella nazione fiscalmente più favorevole e cioè dove si pagano meno tasse.

Quella indiretta, data l'attuale libera circolazione dei beni, se fosse troppo elevata e quindi incidesse troppo sui prezzi di vendita, stimolerebbe gli italiani ad andare ad acquistare i beni più costosi all'estero (anche a S. Marino) per pagarli di meno.

Quindi, nello stabilire i livelli di tassazione, sia per quella diretta che per quella indiretta, bisogna fare in modo che l'eventuale vantaggio fiscale che si otterrebbe andando all'estero, sia bilanciato dal disagio, dai problemi, dai costi e dal rischio di tale scelta. Pertanto non si può tassare molto di più rispetto agli altri paesi, soprattutto europei, in quanto con l'attuale mondializzazione dell'economia anche il nostro fisco è soggetto alle leggi di mercato.

Inoltre, più è elevato il livello di tassazione, maggiore è il rischio che i cittadini sono disposti a sostenere per evaderle, specialmente se avessero anche l'alibi morale che dette tasse fossero mal utilizzate ("Roma ladrona").

Ma se non è possibile imporre tassazioni troppo elevate e se si vuole mantenere e possibilmente aumentare il gettito fiscale, è necessario aumentare la base imponibile; per questo il PIL deve crescere.

 

In futuro, se ci sarà un vero federalismo fiscale, il livello di tassazione potrebbe essere deciso dalle regioni ed allora sarebbe loro interesse far pagare meno tasse ed offrire migliori infrastrutture, per incentivare le aziende a trasferirsi nel proprio territorio. In pratica potrebbe realizzarsi una vera e propria concorrenza tra comuni (o consorzi di comuni) per offrire agli imprenditori servizi col miglior rapporto tra costi e prestazioni.

In questo modo le spese comunali, e quindi le tasse, dovrebbero diminuire o, almeno, essere giustificate da migliori servizi.

Ma quello previsto all'attuale governo non è un vero federalismo fiscale, in quanto in nome della solidarietà impone ai cittadini delle regioni del Nord di pagare le tasse anche per i cittadini delle regioni del Sud, dato che in queste sembra ci sia un'evasione fiscale molto elevata e che non si voglia combatterla adeguatamente, come dimostra la seguente dichiarazione di D'Alema durante il congresso del PDS del 22/2/97:

“Sento anch’io l’enorme vergogna di due milioni di italiani che nel Mezzogiorno lavorano in nero, ma non sono sicuro che sia soltanto un problema di polizia e di ispettori del lavoro. Non sono sicuro che se li scopriamo avremo settemila miliardi di entrate in più. Io temo che se li scopriamo, alcuni pagheranno le tasse, ma altri chiuderanno e forse avremo un milione di disoccupati in più in giro nel Mezzogiorno.”. E allora lo Stato non li scopre, autorizzando, così, il lavoro nero nel Mezzogiorno, tanto i settemila miliardi di tasse in meno, se li fa dare dal Nord.
E dato che il cosidetto "federalismo fiscale" prevede che comunque venga provveduto ai servizi di tutti i cittadini, è evidente che se i cittadini meridionali non pagano le tasse, si dovranno utilizzare quelle pagate dagli altri cittadini.
L'unica cosa che il "federalismo fiscale" prevede è che se una regione spende, per determinati servizi (per esempio per quelli sanitari), di più di una certa cifra da stabilire (i cosidetti "costi standard"), il di più dovrà essere pagato incrementando le tasse dei cittadini della regione interessata.
Ma neanche questo è possibile, perché, se i cittadini meridionali non pagano le tasse normali, non pagheranno neanche l'incremento di tasse.

In verità alcuni cittadini meridionali pagano le tasse, ma non si potrà certo far gravare su di loro tutto il "di più" rispetto alla cifra da stabilire.
Ma questa "furbizia" di alcuni politici meridionali, può essere sopportabile dai cittadini settentrionali?

Il fatto di pretendere che i cittadini settentrionali paghino le tasse anche per il meridione in nome della solidarietà, non potrebbe essere considerato un furto legalizzato?

 

Un'altra esigenza molto sentita è quella di semplificare il sistema fiscale e, per convincerci di ciò, basterebbe sentire i commercialisti che hanno notevoli difficoltà a districarsi con le innumerevoli norme fiscali attualmente in vigore, norme che sono anche di difficile interpretazione in quanto piene di rimandi ad altre norme che, a loro volta, fanno riferimento ad altre ancora.

Con detta semplificazione si otterrebbe anche una riduzione delle spese amministrative per le imprese ed una loro maggior tranquillità di fronte al fisco.